Destruction is life
Wolf Vostell - curated by Davide Di Maggio (London)
“Il grande filosofo tedesco Theodor W. Adorno ha detto che dopo Auschwitz l'arte non è più possibile. Io dico esplicitamente che proprio perché Auschwitz è esistito, l'arte è assolutamente necessaria” (cit Wolf Vostell, 1990)
Cardi Gallery London, in collaborazione con l'archivio Vostell, inaugura un nuovo progetto espositivo dedicato per la prima volta alla figura del grande artista tedesco Wolf Vostell (Leverkusen 1932 - Berlino 1998) che ripercorrerà alcune delle tappe principali che hanno scandito il suo lavoro.
Uno dei primi, grandi ed importanti artisti europei del secondo novecento, tedesco di nascita, rimane nel suo lavoro il marchio incancellabile della grande cultura germanica, affiancata in una fusione reale, ma mai contaminata, da altre culture storiche europee, soprattutto quella spagnola ed italiana.
La mostra presenta una selezione rigorosa di opere significative dell’artista distribuite sui tre piani della galleria, che documentano l’attività di Vostell dal punto di vista delle sue molteplici connessioni transculturali, transnazionali e multidisciplinari, partendo da Radar Alarm F, del 1969 una bicicletta da corsa con un televisore dell'epoca funzionante nel portapacchi e una serie di piccoli allarmi con sirena, fino a “Ritz”, del 1998 (anno della sua morte), una installazione con anch'essa un piccolo televisore funzionante che chiude idealmente il percorso che ha portato Wolf Vostell ad inserire per primo, nel 1958, un televisore nell'opera d'arte.
In mostra anche il modello dell'installazione “La Quinta del Sordo - Das Haus des Tauben” del 1974, ambientata al secondo piano. Questo grande environment, presentato da Wolf Vostell per l’edizione di documenta 6 (1977) a Kassel, (omaggio dell'artista a Francisco Goya, che nel 1823, oramai quasi completamente sordo, si ritirò nella sua dimora - La quinta del sordo - e dipinse “Le Pinturas Negras”, forse la sua serie più famosa), si compone di una piscina rivestita di piastrelle nere, circondata da 14 pannelli di grandi dimensioni, che presentano scene tratte dalla guerra del Vietnam e dotati ciascuno di un monitor sintonizzato su un diverso canale televisivo.
Anche in questo caso, l'effimero delle immagini trasmesse dalla televisione è in contrasto con quelle dei pannelli; crude, violente e intense.
La guerra riesplosa nel cuore della Mittle Europa, ci costringe a riaprire i conti con un passato che continua a seminare paure e insicurezze. Non siamo neppure sicuri che la pacificazione ottenga risultati migliori di una situazione di conflitto.
Vostell ha sempre dichiarato che “la Pace è la principale opera d'arte”. Pace con la P maiuscola, come concetto fondamentale, messa in pratica attraverso i fatti, realizzabile solo attraverso la cultura e l'arte che producono la Pace e non il controllo, la violenza o la morte, perché l'arte ancor prima che estetica è etica, è un atto morale.
Tutto il contenuto dell'opera di Wolf Vostell sfocia nell'uomo come motivo e tema principale dell'arte. Considerata la vita come opera d'arte, il passo successivo e che “ogni essere umano sia un'opera d'arte”.
C'è davvero la possibilità per l'artista tedesco, che ogni uomo scopra interiormente la propria vita: questo lo autorizzerà ad essere opera d'arte. La sua arte è intessuta di memoria, è stata realizzata per non creare vuoti, dimenticanze, distrazioni che possono portare ad altri conflitti altre intolleranze. Tocca all'arte ricordare che bisogna ricordare.