Vogliamo tutto
Nanni Balestrini a cura di / curated by Davide Di Maggio (Biblioteca Classense, Ravenna)
Ce la faremo
a cura di Davide Di Maggio
“Vi sono perdite che comunicano all'anima una sublimità, nella quale essa si astiene dal lamento e cammina in silenzio come sotto alti neri cipressi.”, (Cit. Friedrich Wilhelm Nitzsche)
La citazione di Friedrich Wilhelm Nitzsche ci riporta immediatamente con la mente al dipinto di Arnold Böcklin, L'Isola dei Morti e al suo fascino magnetico di opera assoluta.
I cipressi, tradizionalmente associati con i cimiteri e il lutto sono compatti, lugubri, soverchianti, di un verde scurissimo che non fa che aumentare l'atmosfera rarefatta e silente che si respira in questo quadro. L'impressione è quella di uno spettacolo di desolazione immerso in un'atmosfera misteriosa e ipnotica.
Contrapposta alla desolazione vi è la figura bianca che con estrema compostezza, silenziosamente accompagna il feretro sulla barca. Immagine sublime che stempera l'angoscia del momento e ci riconduce a una sorta di pace dell'anima.
Misteriosa, ipnotica e affascinante è stata anche l'avventura di Nanni Balestrini. Persona mite ma determinatissima a percorrere la strada della ricerca umana e artistica. Poeta innovativo e, in molti componimenti, poderoso, è stato anche un grande artista visivo, a partire dai collage di parole degli inizi degli anni Sessanta. Un ricercatore innovativo da sempre e coerentemente per sempre, nel percorso della sua vita, uno sperimentatore. Insieme agli altri membri del Gruppo 63 ha contribuito al rinnovamento della letteratura italiana del Novecento.
Luigi Russolo, uno dei grandi protagonisti del movimento futurista, diceva che ogni rumore è un suono e che un insieme di rumori che si possono organizzare e governare, per esempio con un intonarumori, compongono un suono nuovo e complesso. Balestrini ha fatto la stessa cosa con le parole. Il suo intonarumori è stato il collage, una tecnica che non ha inventato ma ereditato dalle avanguardie. Organizzare le parole secondo un ordine casuale non vuol dire privarle del loro senso, ma scoprire nuovi significati.
Un lavoro, il suo, sul linguaggio e sulla forma che con il tempo ha creato una nuova espressione visiva, oggi unica nel panorama delle arti.
Nitzsche in Cosi' parlò Zarathustra, scrisse nel “Della morte libera”: “Molti muoiono troppo tardi, alcuni troppo presto. Ancor suona strano il precetto: «Muori a tempo opportuno!», «Certo coloro che non vissero mai a tempo opportuno, come saprebbero morire a tempo opportuno? Meglio varrebbe che non fossero mai nati! Questo io consiglio agli uomini inutili.”
Nanni Balestrini non è stato certamente un uomo inutile e sicuramente è vissuto a tempo opportuno, rientrando, a pieno diritto, nella schiera di quelli che ci hanno lasciato troppo presto.
Scrivo questo testo a pochi giorni dalla sua morte, per questa mostra nella bellissima Sala del Mosaico della Biblioteca Classense di Ravenna, ultima di una serie che ho avuto il privilegio di organizzare per lui.
Ci stavamo lavorando insieme, alacremente e con il solito impegno ed entusiasmo che metteva sempre da instancabile organizzatore e promotore culturale, nonostante fosse già molto debilitato a causa della malattia e non potesse quasi più muoversi. Se ne è andato prima di vedere il risultato di tanto lavoro.
Posso dire di essere “cresciuto” assieme a lui, una presenza costante, un punto di riferimento umano e culturale, senza nessuna imposizione ideologica, “un muro portante”, un lungo tratto di cammino in comune, con gratitudine da parte mia, perché grazie a lui sono stato partecipe di un’avventura intellettuale straordinaria.
Molte le esperienze fatte, le strade parallele, quella letteraria e quella artistica, quella politica e quella sociale, tutte però convergenti su un unico, grande obiettivo: cambiare in meglio la vita degli uomini.
Una fortissima coerenza pagata, in un momento della sua vita, con un ingiusto e ingiustificato esilio.
Coerenza sempre accompagnata dalla fiducia, mai venuta meno, che la cultura sia il vero carburante della vita e quindi, per quello che ci riguarda, del mondo. E dunque, come lui ha fatto, produrre e organizzare cultura, dirigere case editrici, inventare e promuovere riviste, immaginare strutture collettive e cooperative per proteggere e salvare piccole case editrici.
È stato un motore culturale inesauribile, con una capacità unica di mettere insieme le energie migliori, di costringerle allo studio e al dibattito progettuale. “Affamato” di progetti da sviluppare e organizzare fino all'ultimo istante della sua esistenza.
Per Martin Heidegger la morte non è solo il momento finale della vita ma l'elemento costitutivo della vita stessa: l'uomo si trova ad essere "gettato nel mondo" con un destino finale già segnato di cui egli è angosciosamente consapevole. Per questo la sua vita si riduce a un "esserci" per la morte che egli non deve tentare di dimenticare dedicandosi alla "cura del mondo", ad una vita inautentica, che non gli lasci il tempo di riflettere su se stesso. Una vita autentica è quella che non sfugge all'angoscia perdendosi nelle piccole cose del mondo cercando di dimenticare ciò che l'attende.
Nanni Balestrini era pienamente consapevole del “destino finale”, che tutti noi dobbiamo affrontare, nonostante si dedicasse alla “cura del mondo” con tutte le sue energie, pensieri, poesie, opere e vivesse le sue angosce silenziosamente come suo stile, senza però permettere che queste prendessero il sopravvento sulla sua “missione” culturale, che lo portava spesso a prevaricare anche se stesso per il raggiungimento del suo scopo. Una vita autentica, la sua, dedita agli altri, alla poesia e all'arte che tanto amava.
Hans Georg Gadamer, uno dei maggiori filosofi tedeschi del secolo scorso, sottolineava la scomparsa, nella società moderna, dell'idea della morte e Edgar Morin, grande filosofo francese, ancora vivente, dopo un'accurata ricerca filosofica e antropologica, evidenziava come nei confronti di quella che può essere considerata la più terribile fatalità biologica, sia il singolo che l'intera società rimuovono l'idea della fine evitando persino di pronunciarne la parola.
Nel caso di Nanni Balestrini è ancora più difficile pronunciare la parola morte, che corrisponde all'assenza e al silenzio in tutte le sue forme. Jean-Paul Sartre ha scritto che: “Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche”. Le parole e i silenzi di Nanni Balestrini, hanno sempre avuto consenguenze, un peso specifico altissimo. Ma la sua assenza ne avrà di più grandi ancora per noi, e non sarà colmabile nel breve.
Quello che possiamo fare è portare avanti con la stessa energia e lo stesso entusiasmo i suoi pensieri, la sua letteratura, le sue poesie e la sua arte e, come spesso amava dire: "Ce la faremo!"
Non posso fare a meno di immaginarmelo a scrivere poesie ed organizzare progetti, navigando su una piccola barca, come nel dipinto di Arnold Böcklin, verso quell'isola, luogo mistico e misterioso, nascosto all'uomo comune, fatto per ospitare le spoglie di persone eccezionali.
Questo sei stato e così voglio ricordarti.