Emilio Isgrò
Barcellona di Sicilia, 1937
Artista ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista, Isgrò è uno dei pionieri del linguaggio artistico del dopoguerra. Nato nella piccola città di Barcellona in Sicilia, si trasferisce a Milano nel 1956, dove debutta in campo letterario con una raccolta di poesie intitolata Fiere del Sud. Nonostante non inizi a produrre opere d’arte visiva prima del 1960, quando l’artista si trasferisce a Venezia, in questi anni, gli sforzi letterari di Isgrò e l’amore per la parola scritta gettano già le basi per le sue successive opere di “Poesia visiva”.
Questa nuova forma di arte concettuale emerge nel 1964, quando, in un mondo di sovra-informazione, artisti come Isgrò iniziano a mettere in discussione l’uso della parola scritta e la rispettiva relazione con le immagini. In risposta a ciò Isgrò inizia ad utilizzare nelle sue opere “inchiostro di china nero per colpire i grandi classici della letteratura mondiale – dalla Divina Commedia di Dante alle tragedie di Shakespeare – e una varietà di opuscoli e articoli di giornale. […] Il mio scopo”, spiega descrivendo la sua ormai iconica tecnica della cancellatura, “non è quello di distruggere la parola ma di preservarla, ponendo fine al modo in cui è stata svuotata di significato e significato attraverso la sua comunicazione dai media. […] Siamo stati nutriti da una gamma così ricca di parole che alla fine non le leggiamo più. Ma se ci vengono tolte per un momento, allora riscopriamo di nuovo tutta la loro forza e il loro potere”.
Gli esempi più potenti di cancellature di Isgrò si trovano senza dubbio nei monumentali lavori realizzati tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, quando “cancella” tre delle più vaste enciclopedie del mondo: Enciclopedia Treccani, Encyclopædia Britannica e Encyclopédie Larousse. Da allora l’artista continua a lavorare con lo scopo di ripristinare la comunicazione tra popoli, parole e immagini. Nel corso degli anni Isgrò sviluppa maggiormente la sua pratica attraverso la combinazione della cancellatura con immagini quali mappe e dipinti. I nuovi progetti includono anche il ciclo di sculture Semi d’arancia e Le api della Torah, un gruppo di opere con insetti.
Artista alla ricerca della rifondazione del rapporto fondamentale tra immagine e parola, Isgrò trasforma le operazioni verbali in operazioni visive sviluppando un nuovo linguaggio, in cui la simbiosi tra parola e immagine si realizza attraverso la valorizzazione del significato tramite la cancellazione. Il suo impatto e la sua importanza nel panorama artistico moderno sono oggi sempre più riconosciuti, come dimostra il recente ingresso dell’artista nelle collezioni del Centre Pompidou di Parigi.
Nel corso della sua prolifica carriera, Isgrò partecipa a grandi eventi artistici, come le edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986 e 1993). La sua opera è inoltre presente nella mostra “The Artist and the Book in Twentieth-Century Italy”, presentata nel 1992-1993 al Museum of Modern Art (MoMA) di New York e nel 1994 alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Nel giugno 2013 gli espone le sue opere alla Galleria d’Arte Moderna di Roma con una mostra la personale “Modello Italia”, mentre da giugno a settembre 2016 a Milano la sua carriera viene omaggiata con una grande retrospettiva tenuta in contemporanea in più sedi: Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni.
Barcellona di Sicilia, 1937
An artist but also a poet, writer, playwright and film director, Isgrò is one of the pioneers of the post-war artistic language. Born in the small town of Barcellona in Sicily, he moved to Milan in 1956, where made his literary debut with a collection of poems entitled Fiere del Sud. Despite not having started producing visual works of art before 1960, when the artist moved to Venice, Isgrò’s literary endeavors and love for the written word would lay the foundations for his later works of ‘Poesia visiva’ (visual poetry).
This new form of conceptual art emerged in 1964, when artists like Isgrò began to question the written word and its relationship to images in a world of over-information. Isgrò’s response was to use “black India ink to strike through great classics of world literature – from Dante’s Divine Comedy to Shakespeare’s tragedies – and a variety of brochures and newspaper articles. […] My purpose”, he explains describing his now iconic cancellatura (deletion) technique, “was not to destroy the word but to preserve it, by putting an end to the way in which it was emptied of meaning and significance through its communication by the media. […] We have been fed by such a rich array of words that in the end we no longer read them. But if they are taken away from us for a moment, then once again we rediscover their full force and power.”
The most powerful examples of Isgrò’s Cancellature can no doubt be found in the monumental works he undertook between the late 1960s and early 1970s, when he deleted three of the world’s most extensive encyclopaedias: Enciclopedia Treccani, Encyclopædia Britannica and Encyclopédie Larousse. He has since continued to work on rebuilding communication between peoples, words and images and his practice has evolved to combine cancellatura with images such as maps and paintings. New projects also include the cycle of sculptures Semi d’arancia (Orange Seeds) and Le api della Torah (The Bees of the Torah), a group of works featuring insects.
An artist in search of the re-founding of the fundamental relationship between image and word, Isgrò has transformed verbal operations into visual ones, and developed a new language, in which the symbiosis of word and image is achieved by enhancing meaning through deletion. His impact and significance on the modern artistic panorama are today being increasingly recognized, as demonstrated by the artist’s recent entrance into the collections of the Paris’ Centre Pompidou.
Throughout his prolific career, Isgrò participated in major artistic events, such as several editions of the Venice Biennale (1972, 1978, 1986 and 1993). His work was also featured in the exhibition ‘The Artist and the Book in Twentieth-Century Italy’, presented in 1992-1993 at the Museum of Modern Art (MoMA) in New York and in 1994 at the Peggy Guggenheim Collection in Venice. In June 2013 he was offered the solo show ‘Modello Italia’ by the Galleria d’Arte Moderna in Rome, and from June to September 2016 Milan paid a tribute to him with a major retrospective held simultaneously in multiple locations: Palazzo Reale, Gallerie d’Italia and Casa del Manzoni.