Giovanni Bonaldi
Giovanni Bonaldi (Serina, 1965) si forma al Liceo Artistico statale di Bergamo e alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano dove Gianni Colombo lo introduce nel mondo delle avanguardie e lo esorta a ricercare soprattutto in direzioni e tecniche sconosciute.
Gli anni trascorsi nello studio di Lucio Del Pezzo sono ricordati da Bonaldi come un periodo formativo in una bottega rinascimentale. Renata Boero è invece il mondo dei colori, dei profumi, degli odori. Da Kengiro Azuma viene l’idea del pieno e del vuoto, il concetto Zen di arrivare all’essenza delle cose anche grazie alla sottrazione. Da Umberto Mariani giungono l’amore per la materia e l’incidente di percorso. Walter Valentini soleva svelare agli allievi i suoi segreti, inclusi i processi poco ortodossi della calcografia, volti alla sperimentazione e al dialogo fra la carta e la lastra di zinco. Vittorio Fagone aveva capito subito l’importanza della videoarte: anche in questo la NABA è stata all’avanguardia.
Al termine degli studi Bonaldi viene nominato assistente di Gianni Colombo presso l’Accademia nel corso di Strutturazione dello spazio e successivamente diventerà docente di Discipline pittoriche presso il Liceo Artistico statale di Treviglio e poi di Bergamo.
Nel 1996 conosce la poetessa Alda Merini con la quale stabilisce un profondo rapporto di amicizia e con lei collaborerà fino alla sua scomparsa. Dopo aver conosciuto il suo lavoro Roberto Sanesi gli consiglia di approfondire le analogie con la cultura ebraica, con quelle lettere e numeri che l’artista già inseriva spontaneamente nei suoi lavori. Con curiosità e passione inizia a studiare l’alfabeto ebraico, scopre i significati più profondi dei vocaboli di questa lingua semitica e comincia a interessarsi alla Qabbalah, una componente della mistica ebraica.
Nel 2009 nasce l’amicizia con Arturo Schwarz che si concretizza nel 2011 nella realizzazione di un libro d’artista dal titolo Una poesia per ogni giorno della settimana di Linda, con versi di Schwarz, cinque incisioni e due disegni di Bonaldi, poi nel 2014 con la mostra antologica alla Fondazione Mudima.
Il lavoro di Giovanni Bonaldi e la sua attività di ricerca nell’ambito delle arti visive continua incessantemente, una ricerca del tutto intima e svincolata da contesti di accadimenti sociali e politici, che con coraggio e perizia sperimenta metodi ed elementi sempre nuovi, creando opere che parlano delle sue letture, dei suoi studi e del suo profondo spirito personale.